Vecchio e nuovo modernismo: le radici della crisi nella Chiesa. Giornata di studi il 23 giugno a Roma

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Convegno: Vecchio e nuovo modernismo, Roma, giugno 2018

Il 23 giugno si svolgerà a Roma una giornata di studi internazionale sul tema Vecchio e nuovo modernismo: le radici della crisi nella Chiesa. Diane Montagna ha presentato il convegno con un’intervista al prof. Roberto de Mattei pubblicata su Life Site News del 4 maggio che riportiamo:

 

Qual è lo scopo ed il fine della giornata di studio che si terrà a Roma il 23 giugno?

La giornata di studi del 23 giugno vuole essere un contributo per comprendere meglio la natura della crisi nella Chiesa e, sulla base di questa analisi, individuare i rimedi più efficaci per superarla. Il pontificato di papa Francesco ha portato alla luce questa crisi, in tutta la sua drammatica evidenza. Ma il processo di autodemolizione della Chiesa era già stato denunciato da Paolo VI fin dal 1968, dopo la contestazione alla Humanae Vitae.

E oggi gli eredi di quella contestazione occupano le massime cariche nella Chiesa. Gli autori della Correctio filialis hanno individuato una serie di errori ed eresie propagate da papa Francesco. Ma nessuno di loro pensa, io credo, che papa Francesco sia l’unico responsabile della situazione di confusione dottrinale e pastorale in cui è immersa oggi la Chiesa. Immaginiamo che papa Francesco, per un qualsiasi motivo, esca da un giorno all’altro dalla scena e sia eletto un nuovo Pontefice. Tutto tornerebbe a posto? No di certo.

La crisi ha una dimensione sincronica, che è la sua diffusione in tutto il corpo della Chiesa, dai vertici alla base, comprendendo intere conferenze episcopali. Ma ha anche una dimensione diacronica, che la rende un processo nel tempo.  Papa Francesco è il prodotto storico di questo processo.

 

Perché il titolo “Vecchio e nuovo Modernismo”?

Il termine modernismo fu coniato da san Pio X per definire un complesso di errori teologici, filosofici, esegetici, nati sotto il pontificato del suo predecessore Leone XIII. Nel 1907 Pio X fulminò il modernismo con l’enciclica Pascendi e il decreto Lamentabili. Dopo questa condanna e i provvedimenti disciplinari che ad essa seguirono, il modernismo sembrò scomparire, ma riemerse negli anni Trenta del XX secolo e penetrò in ogni ambito della Chiesa soprattutto dopo la morte di Pio XII.

Il modernismo subiva l’influenza del protestantesimo liberale ed era una sintesi di errori antichi, quali lo gnosticismo, il pelagianesimo, e l’arianesimo. Il neo-modernismo recupera del modernismo antico soprattutto il primato della prassi, ed è divenuto una filosofia di vita e di azione pastorale, prima ancora che una scuola dottrinale.

 

Quali sono i punti che la giornata affronterà ed esplorerà più in profondità?

I relatori affronteranno le radici epistemologiche, teologiche e filosofiche della crisi religiosa del nostro tempo. Parleremo del modernismo, della nouvelle théologie, del Concilio Vaticano II e delle sue conseguenze e, naturalmente del pontificato di papa Francesco, ma senza concentraci su quest’ultimo punto.

Sarà interessante discutere anche sull’ipotesi teologica e canonica del Papa eretico. Ma è chiaro che non è possibile esaurire in una giornata temi così vasti e complessi. Ci limiteremo dunque ad offrire degli spunti, nella speranza che altri studiosi li approfondiscano e soprattutto che vescovi e cardinali ne tengano conto.

 

Ci saranno vescovi o cardinali che parteciperanno o parleranno alla conferenza?

Saremo lieti della presenza al nostro convegno di qualche cardinale o vescovo, ma la nostra non è un’iniziativa ecclesiastica. Credo che sia necessario distinguere il ruolo dei pastori, che è quello di insegnare e di guidare il gregge disorientato, da quello dei teologi e dei filosofi, che hanno il compito di fornire a chi governala Chiesa gli elementi per meglio svolgere il loro dovere pastorale.

 

Chi sono gli oratori previsti?

Mi permetta su questo punto la discrezione, fino a quando il programma non sarà completato. Posso dirle che parteciperanno studiosi di diversa nazionalità, che insegnano, o hanno insegnato, in istituzioni pubbliche e private, civili ed ecclesiastiche in Italia e all’estero. La maggior parte di essi, ma non tutti, ha firmato la Correctio filialis.

 

Come sarà strutturata la conferenza e come si registreranno coloro che vorranno partecipare?

Il convegno, che durerà dalle 9 di mattina alle 18 di pomeriggio, sarà strutturato in una serie di relazioni, alcuni più ampie ed altre più brevi, seguite da discussione. E’ prevista anche una tavola rotonda a conclusione dei lavori. Ogni relatore parlerà nella propria lingua, ma contiamo di tradurre, distribuire ai presenti e poi pubblicare tutti gli interventi.

Per partecipare al convegno sarà necessario iscriversi attraverso i moduli che diffonderemo su Internet. Raccomandiamo di farlo presto, perché i posti sono limitati e l’entrata non sarà libera.

 

Che cosa spera di ottenere?

Vogliamo innanzitutto fare il nostro dovere, che è quello di non tacere, ma di testimoniare la fede della Chiesa e di denunciare gli errori che ad essa si oppongono, individuandone i responsabili. Non saremo certo noi a salvare la Chiesa. Ma senza l’impegno militante di ognuno, secondo il proprio ruolo e le proprie capacità, non ci sarà quell’intervento della Grazia divina che è l’unico mezzo per risolvere la situazione.

La nostra giornata di studi fa seguito ad altri convegni, appelli, dichiarazioni, iniziative, ciascuna delle quali ha contribuito a un clima di rinnovata fedeltà alla Chiesa e di ferma opposizione al processo di auto-dissoluzione che la aggredisce. La Correctio filialis e il convegno del 23 giugno costituiscono una espressione della vitalità del Corpo Mistico di Cristo, e alimentano la nostra speranza soprannaturale in una prossima rinascita della Chiesa.

 

 

 


Fonte: Corrispondenza Romana

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