Pio X, un trevigiano sul soglio di Pietro, tra storia e storie (6 di 6)

Opinioni & Notizie su Pio X

 

 

415861779 99e95b371bUn papa riformatore

Il 4 agosto 1903 fu eletto Papa con 50 voti, dopo un drammatico conclave. Il card. Luigi Macchi annunciò l’elezione del nuovo papa comunicando che aveva assunto il nome di Pio X: infatti decise di chiamarsi Pio per ricollegarsi idealmente ai papi dello stesso nome che nei due secoli precedenti, dal periodo napoleonico alla presa di Roma (1870), «avevano molto sofferto».

La stampa italiana diede ampio risalto all’avvenimento, che rappresentò una svolta nella Storia della Chiesa, percepita anche nel mondo liberale. Adottò lo stemma con leone di S. Marco, stella ed ancora di salvezza nel mare in tempesta, ed il motto: «Instaurare omnia in Christo» (Ef 1,10).

Il magistero del papa Pio X, negli 11 anni del suo pontificato (1903- 1914), fu sicuramente rivoluzionario, perché ha apportato le riforme che di solito nascono dalle assise conciliari: ricordo per inciso che il Concilio Vaticano I era stato interrotto nel 1870, e che quindi la Chiesa sentiva l’urgenza di un aggiornamento del Concilio di Trento.

Si noti la raffica di documenti editi nei primi cinque anni di regno. Un breve elenco essenziale può essere il seguente:

Pio X favorì la formazione di governi moderati ed iniziò una fase di distensione e di graduale riavvicinamento alle istituzioni del Regno d’Italia durante i governi di Giovanni Giolitti (1842-1928), ed appoggiò il tentativo di Ottorino Gentiloni (1865-1916), concluso nel 1913.

Pio X morì alle 1.15 del 20 agosto 1914. Da tempo debilitato nel corpo morì, si dice, di crepacuore per lo scoppio della Prima guerra mondiale. Subito si attivarono le richieste per la santificazione. Nel 1923-1931 ebbero luogo i processi diocesani a Roma, Venezia, Mantova, Treviso. Dopo il Decreto per l’introduzione della Causa (12 febbraio 1943), furono tenuti nel triennio 1943-1946 i processi apostolici a Roma, Venezia, Mantova, Treviso.

Tre anni più tardi, nel 1949, fu data alle stampe la Positio super virtutibus.

Per il 1950 Pio XII aveva in animo la celebrazione di tre grandi avvenimenti: il dogma dell’assunzione in cielo della Vergine, l’Anno Santo e la beatificazione di Giuseppe Sarto, ma all’ultimo momento furono mossi seri rilievi sul comportamento tenuto dal papa nel periodo della lotta al Modernismo, e fu quindi istruito un processo straordinario a partire dal 15 dicembre 1949, celebrato a causa delle Animadversiones del promotore della fede Salvatore Natucci. Alla fine, fu stampata la Nova positio super virtutibus (1950) con un Summarium addizionale di documenti.

Superate tutte queste difficoltà, la causa subì una notevole accelerazione: l’11 febbraio 1951 furono riconosciuti i due miracoli richiesti per la beatificazione e il 4 marzo successivo fu pubblicato il decreto del Tuto, che sanciva giuridicamente la possibilità di potere procedere.

Il 3 giugno 1951 avveniva la solenne cerimonia della beatificazione. Il papa Pio XII ebbe parole di particolare effetto e fu perfettamente conscio della complessità storica dell’azione del papa di Riese, suo predecessore, a lui ben noto fin dal tempo in cui iniziò la sua carriera diplomatica presso la Segreteria di Stato: Pio X, “col suo sguardo d’aquila più perspicace e più sicuro che la veduta corta di miopi ragionatori” [...], “illuminato dalla chiarezza della verità eterna, guidato da una coscienza delicata, lucida, di rigida dirittura” è “un uomo, un pontefice, un santo di tale elevatezza” che “difficilmente troverà lo storico che sappia abbracciare tutta insieme la sua figura e in pari tempo i suoi molteplici aspetti”.

Otto mesi più tardi, il 17 febbraio 1952, la sua venerata salma venne posta sotto l’altare della Presentazione in S. Pietro.

Dopo la beatificazione, l’iter glorificatorio procedette speditamente: il 17 gennaio 1954 furono riconosciuti i due miracoli necessari per la canonizzazione.

Il 29 maggio 1954, davanti ad 800.000 persone, Pio XII celebrò la cerimonia della canonizzazione.

San Pio X è stato fino al 27 aprile 2014 l’unico papa santificato negli ultimi 400 anni di Storia della Chiesa, giorno in cui sono stati elevati alla gloria degli altari Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: nel 1954 è sembrato a tutti che si attualizzasse la profezia de «Il Giornale d’Italia», che aveva scritto: “La Storia ne farà un gran Papa: la Chiesa ne farà un gran Santo”.

Iniziò il decennio della grande fortuna di S. Pio X: il culto di S. Pio X fu subito portato in auge e numerosissime chiese in Italia e nel mondo furono costruite in onore del nuovo santo, con un riflesso positivo sulla liturgia e sull’arte sacra contemporanea. Dopo appena due lustri tale fortuna cominciò a declinare, perché durante la celebrazione del Concilio Vaticano II emersero questioni che riguardavano Pio X in senso piuttosto negativo, soprattutto nei rapporti col mondo moderno.

San Pio X è il patrono degli esperantisti cattolici dal 1951 e dei Trevisani nel mondo dall’11 novembre 2002: è un santo della nostra terra veneta, è il papa del diritto canonico, del catechismo, della liturgia, della musica sacra, della comunione frequente e dell’iniziazione eucaristica dei bambini.

La sua “caratteristica” sacerdotale è direttamente collegata con Giovanni Battista Maria Vianney.

Nel 1959 e nell’Anno sacerdotale 2009 è stato messo in evidenza un legame privilegiato fra don Giuseppe Sarto, il santo Curato d’Ars ed il nuovo santo Giovanni XXIII, che nell’enciclica Sacerdotii nostri primordia (1959) li cita entrambi come «ispiratori della sua vita sacerdotale»:

“Le purissime gioie che accompagnarono copiosamente le primizie del Nostro sacerdozio sono per sempre legate, nella Nostra memoria, alla emozione profonda che Noi provammo l’8 gennaio 1905 nella Basilica Vaticana, in occasione della gloriosa beatificazione di quell’umile prete di Francia che fu Giovanni Battista Maria Vianney. Noi pure elevati al sacerdozio da alcuni mesi appena, fummo colpiti dall’ammirabile figura sacerdotale che il Nostro predecessore san Pio X, l’antico parroco di Salzano, era tanto felice di proporre come modello a tutti i pastori di anime. E, a tanti anni di distanza, non possiamo richiamare questo ricordo senza ringraziare ancora come di un’insigne grazia il Nostro Divino Redentore, per lo slancio spirituale impresso in tal modo, fin dall’inizio, alla Nostra vita sacerdotale”.

 

6a e ultima parte.

 


Fonte: Quirino Bortolato, in «Atti e memorie dell'Ateneo di Treviso, anno accademico 2013/14», relazione tenuta il 24/1/2014.

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