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Pio X, il Pontefice che invocò la pace per l’Europa

Salita al Monte Grappa del Cardinale Giuseppe SartoIl Cardinale Giuseppe Sarto durante la salita al Monte Grappa. Salendo recentemente sul monte Grappa, seguendo le orme dell’allora patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, l’arcivescovo Francesco Moraglia ha ricordato quanto, alla vigilia della Prima guerra mondiale, Pio X asseriva: «Voler la pace, senza Dio, è assurdo».

Papa Sarto è morto esattamente 100 anni fa, nella notte tra il 19 ed il 20 agosto 1914, a pochi giorni dall’esplosione del conflitto, definito «l’inutile strage» dal successore Benedetto XV.

È con intense preghiere per la pace e per implorare che davvero non si arrivi alla terza guerra mondiale, seppur in momenti diversi, che a Riese, il paese natale, nel Trevigiano e in Veneto sarà fatta memoria di san Pio X.

Le esortazioni di papa Sarto non furono ascoltate, nemmeno quelle dei successori.

Ebbene, nelle celebrazioni di questi giorni, le suppliche si faranno ancora più determinate perché almeno l’invocazione di papa Francesco possa fare breccia.

Ma il centenario, così come l’ha programmato la Chiesa diocesana di Treviso, vuole offrire l’opportunità di riscoprire la figura e l’opera di san Pio X anche su altri versanti, pure questi in sofferenza, come quello della famiglia.

Ecco, infatti, che questa notte, quella appunto della memoria della morte della santo, il Comitato presieduto da monsignor Giuliano Brugnotto ha promosso una lunga adorazione eucaristica in cinque punti della diocesi: nelle chiese parrocchiali di Riese e di Salzano, al Monastero della Visitazione a Treviso, al Piccolo Rifugio a San Donà di Piave e nella Cappella dell’Adorazione a Ciano del Montello.

«Dio è Amore» è il tema proposto. «Per intercessione di san Pio X si invocherà il dono della buona riuscita del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, come ha chiesto papa Francesco» fa sapere Brugnotto. Coppie e famiglie si stanno prenotando da giorni, chi per 15 minuti, chi per mezz’ora o un’ora, per "coprire" le 12 ore di adorazione.

«Si tratta di famiglie cristiane, di coppie di sposi, di fidanzati, di coppie sposate solo civilmente, di coppie conviventi, sposi separati o divorziati».

Il 23 agosto, a Riese, è in programma la commemorazione del centenario, con una processione lungo il «curioto», tragitto che il ragazzo Giuseppe Sarto compiva da casa per recarsi al Santuario mariano delle Cendrole e, alle 20, l’Eucaristia presieduta dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, alla quale parteciperanno il vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin, i vescovi originari della diocesi e numerosi sacerdoti.

Saranno momenti di speciale preghiera per la pace. «Per la pace, infatti – ricorda Brugnotto – papa Pio X si spese fino all’ultimo, invitando le Nazioni europee che si preparavano alla Prima guerra mondiale a fare "progetti di pace e non di sventura", come scrisse nell’esortazione "Dum Europa"».

Sarà proposto un segno: l’accensione di una candela da parte dei giovani e degli immigrati, in rappresentanza dei diversi vicariati della diocesi, per ogni Nazione in guerra che verrà ricordata nominalmente. La preghiera verrà accompagnata dai volontari della Comunità Sant’Egidio.

Domani sera, invece, nella chiesa parrocchiale di Riese il vescovo Gardin celebrerà l’Eucaristia in particolare per i giovani, che potranno poi seguire, al parco delle Cendrole, il concerto dei "The Sun".

Il vescovo Gardin ricorderà Sarto, domenica mattina, a Salzano, dove è stato parroco. Numerose anche le iniziative civili, dalle mostre alla filatelia, passando per la cucina, per rilanciare aspetti inediti del pontefice. «In occasione del centenario è stato bello – ammette Gardin – riscoprire in Pio X anche un lato umano, attraente: il suo senso dell’umorismo, la sua allegria, la familiarità donata, anche da Papa, a tutti coloro che gli erano stati compagni di viaggio nelle diverse tappe. Solo i grandi santi non si camuffano mai: sanno essere se stessi, proprio mentre salgono il monte della santità che li fa così lontani da noi, eppure sempre nostri fratelli»

 

 

 


Fonte: Francesco Dal Mas, su Avvenire.it, mercoledì 20 agosto 2014

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