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San Pio X: un ritratto fuori dagli schemi

 

 

San Pio X: un ritratto fuori dagli schemiIl libro realizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche offre un’immagine inedita di papa Sarto: un pontefice definito “antimoderno”, che tuttavia seppe introdurre la Chiesa nella modernità ed effettuò significative riforme.

 

Per avere cognizione di un personaggio o un’epoca, non si può procedere attraverso uno slogan, più o meno accettato, ma si devono necessariamente interrogare le fonti. È quello che ha fatto il Pontificio Comitato di Scienze Storiche attraverso la sua pregiata pubblicazione su papa Sarto dal titolo San Pio X. Papa riformatore di fronte alle sfide del nuovo secolo, curato da Roberto Regoli ed edito dalla LEV, frutto di un convegno internazionale organizzato in occasione del centenario della morte di Pio X.

Dalla lettura, emerge immediatamente che l’immagine caricaturale che spesso si offre di Pio X non corrisponde alle fonti archivistiche a disposizione del Comitato, le quali offrono del pontefice un’immagine più complessa. Pio X è il primo papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare oltre ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a papa.

La ferma volontà di realizzare l’ideale pastorale espressa dal suo motto – Instaurare omnia in Christo, attraverso il quale si può ben intendere la grande opera di riforma della Chiesa, destinata a restituire alla stessa la sua pregnanza spirituale e capacità operativa – è la chiave di lettura dell’intero pontificato.

Punto di partenza fondamentale, il testo di Giampaolo Romanato, riconosciuto come “il” biografo di san Pio X. Le sue riflessioni, risultano indispensabili per collocare nell’esatto periodo storico le valutazioni attorno al pontificato. Romanato evidenzia come Sarto, eletto grazie allo jus exclusivae (o diritto di veto, l’istituto giuridico tollerato dal diritto canonico che conferiva ai poteri politici la possibilità di condizionare i conclavi e che sbarrò la strada al favorito della vigilia, il Card. Mariano Rampolla del Tindaro) lo volle abolire immediatamente.

La Chiesa deve a San Pio X lo scioglimento del vincolo che la legava ancora strettamente all’antico regime. Grazie a tale decisione, la stessa, si è potuta proiettare verso la modernità. San Pio X volle allontanare fortemente il clero dagli affari. Era convinto che i sacerdoti dovessero tenersi lontano da qualsiasi tentazione. La riforma della Chiesa è a lui attribuibile: Riforma delle strutture interne, dei meccanismi direttivi centrali, dell’organizzazione giuridica, del rapporto con i poteri civili, del personale dirigente. Ma anche delle riforme liturgiche, della partecipazione dei fedeli, della vita di fede del popolo.

E ancora: riforma morale del personale ecclesiastico, dei costumi del clero, dell’impostazione dei seminari, del ruolo dei vescovi. Romanato afferma che “si fraintende gravemente Pio X se si sottovaluta o si sminuisce la vicenda modernista. Ma lo si fraintende anche assolutizzando tale vicenda, vedendola isolata dal contesto delle riforme che caratterizzano il suo governo”. Egli considerava prioritario a tutto la salus animarum. In Giuseppe Sarto, non venne mai meno la convinzione che la Chiesa esiste per portare le anime a Dio, non per affermare se stessa o per trionfare nel mondo.

È necessario ripensare Pio X fuori dalle ideologie, dai pregiudizi e dalle nostre personali opinioni sulla Chiesa. Infatti, è paradossale come un papa definito “antimoderno” abbia spinto la Chiesa ad entrare nella “modernità”. Tra le novità della pubblicazione, emerge il lavoro di Miroslaw Lenart, che ha approfondito il discusso veto presentato dal principe cardinal Jan Puzyna di Kozielsk a nome dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria al conclave del 1903 nei confronti della candidatura del Segretario di Stato del pontificato di Leone XIII, il cardinal Mariano Rampolla del Tindaro.

Il contributo di Carlo Pioppi, invece, aiuta a scorgere come gli interventi di Pio X furono la risposta alla crisi di fede dell’epoca. Il Sacerdote, secondo Sarto, deve essere più spirituale, ed in grado di condurre i fedeli a Dio tramite una “più costante e fruttuosa partecipazione alla vita liturgica e sacramentale”. San Pio X visse nel periodo passato alla storia come la “Belle Èpoque” (considerata l’ultima propaggine ottocentesca nel secolo successivo). Dal punto di vista religioso era un mondo che pareva per molti versi allontanarsi dalla fede cattolica, sia nell’ambito politico che da quello culturale, a causa dell’imperante razionalismo positivistico, sia in quello sociale con l’avanzare del comunismo e dell’anarchismo tra le masse.

Alla domanda qual era il progetto di San Pio X di fronte a tale contesto è evidente nel suo motto: Instaurare omnia in Christo. La strategia identificata dal pontefice veneto è quella di far crescere la vita spirituale del clero, affinché esso la infonda nel laicato, quindi tutta la società ne tragga giovamento. Oltre al consolidato modo di riferirsi al pontificato di San Pio X come “pastorale”, bisognerebbe anche aggiungere l’epiteto di “spirituale”. Mario Sensi, fa notare anche come la decisione di abbassare l’età per poter ricevere la prima comunione, abbia prodotto nel XX secolo un numero di fanciulli proclamati beati e santi della Chiesa.

L’aspetto della diplomazia di Pio X nel contesto internazionale del Primo Novecento è argomento puntualmente trattato da Roberto Regoli, mentre lo sguardo orientale del pontificato è analizzato da Philippe-Josefh Jacquin. Decisamente importante l’apporto di Patrick Valdrini incentrato sul Codex Iuris Canonici, promulgato da Benedetto XV, ma iniziato dal predecessore, papa Sarto. Infatti, il documento è stato fortemente voluto da Pio X, che aveva l’intenzione di inserire la Chiesa (come società tra le società) nel contesto europea caratterizzato dalla nascita di diversi codici. Il codice era lo strumento capace di assicurare, da un lato, una semplificazione d’accesso alle fonti, dall’altro, la conoscenza del diritto che doveva essere garantita a tutti. Ma la codificazione doveva svolgere un ulteriore compito: doveva affermare la categoria di fonte certa agli Stati che ne negavano la necessità.

San Pio X, quindi, ha offerto alla Chiesa uno strumento moderno di pubblicazione della sua legislazione. La sintesi di Luigi Michele de Palma, approfondisce il fenomeno dei seminari regionali. Spicca la cosiddetta “questione meridionale ecclesiale” (così definita da Pietro Borzomati). Infatti, i seminari si diffusero prevalentemente nel centro e nel meridione d’Italia. Strutturati per ricevere una formazione che varcasse i confini diocesani per collocarsi su quelli regionali, secondo una teologia più “romana”. San Pio X è stato il papa che ha individuato nell’ignoranza religiosa una delle cause della scristianizzazione della società. Per tale motivo elaborò il noto Catechismo.

In Sarto, afferma Juan Miguel Ferrer Grenesche, appare con chiarezza la convinzione che, la decadenza dei costumi della società moderna, fosse attribuita al fatto che un gran numero di esseri umani si era allontanato da Dio. Tale distacco da Dio era dovuto al decadimento della santità e del fervore sacerdotale, in primo luogo a causa di una cattiva formazione o anche per negligenza della vita spirituale. Il male del clero diventa malattia dei cristiani e della società. L’unica risposta e medicina è Cristo, e tramite Cristo si giunge nuovamente all’obbedienza a Dio. E il cammino che oggi ci porta a Cristo è la Sua Chiesa. Molto importante la cura dei seminaristi, secondo Sarto, priorità per i vescovi.

Lontani da ogni desiderio mondano, dovranno formarsi nell’integrità della dottrina e nella santità dei costumi. Si fa notare, inoltre, che la particolare attenzione e cura della musica sacra, principalmente gregoriana, evidenzia come san Pio X sia giunto alla convinzione che esista un nesso, non solo fra lex credendi e lex suplicandi, ma anche fra lex orandi e lex vivendi. Si fa della liturgia un avvenimento della vita spirituale. Da questa breve sintesi si comprende come il pregiato lavoro che il Comitato ha offerto, frutto dello studio e della passione degli autori, costituisce un indispensabile tassello nella conoscenza di san Pio X.

 

 


Fonte: Domenico De Angelis in ZENIT

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