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I tre giubilei di papa Pio X

 

 

 

I tre giubilei di papa Pio X

Dopo aver vissuto nel 2016 l’Anno Santo della Misericordia, scopriamo che anche papa Pio X, nel suo pontificato a inizio Novecento, ha indetto tre Giubilei, diversi tra loro, ma accomunati da un intento pastorale del pontefice trevigiano.

Il primo - un vero e proprio Giubileo come quello del 2016 - è del 1904. Il 2 febbraio, a pochi mesi di distanza dal conclave che lo aveva eletto (4 agosto 1903) papa Sarto indice un tempo di indulgenza straordinaria, dal 21 febbraio al 2 giugno. L’occasione è data dal cinquantesimo della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1854, per opera di Pio IX. In questo modo, Pio X afferma la sua devozione mariana, ma ribadisce anche il progetto del suo pontificato già annunciato nell’enciclica E supremi apostolatus cathedra (4 ottobre 1903) di «tutto restaurare in Gesù Cristo». Il papa chiede dunque ai fedeli un ritorno a Dio, un cambio di vita sincero. In particolare, poi, l’attenzione del pontefice si sposta verso quegli uomini che sono «nemici della religione», che negano «la caduta primitiva dell’uomo e la sua decadenza» e affermano la possibilità di un’autoredenzione. Tutto ciò trova nel dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, madre del Redentore, la sua più piena risposta e il suo antidoto.

Il secondo “Giubileo”, del 1908, si svolse in occasione del Cinquantesimo dell’ordinazione sacerdotale di Pio X. Il papa pubblicò un’esortazione apostolica, scritta di suo pugno, Haerent animo, indirizzata ai sacerdoti e alla cura della loro formazione e vita spirituale per un miglior sevizio ai fedeli. Pio X ricordò, con realismo e paternità, ai membri del clero che il futuro della Chiesa dipendeva da loro, dalla loro santità a cui li esortava, attraverso vari consigli (abnegazione di sé, importanza della meditazione della Scrittura, della confessione frequente, dell’esame di coscienza...).

Il terzo e ultimo Giubileo avrà luogo dal 30 marzo all’8 dicembre 1913, in occasione del XVI centenario dell’Editto di Costantino sulla “libertà” (o meglio liceità) del cristianesimo in epoca romana. Per la prima volta dopo 16 secoli si festeggiò la vittoria di Costantino su Massenzio al Ponte Milvio (312) e la pubblicazione dell’Editto di Milano (313). L’idea delle celebrazioni era nata già nel 1906, da Filippo Meda e da Giuseppe Toniolo. Nel corso degli anni, la Santa Sede fece proprio il progetto, anche come risposta alle feste nel cinquantesimo della nascita del Regno d’Italia. Questo Giubileo, infatti, ebbe il suo significato più profondo nel rapporto tra la Santa Sede e il neonato Regno d’Italia, rapporto difficile e da costruire dopo la presa di Roma da parte italiana e la conseguente fine dello Stato Pontificio (20 settembre 1870). Non mancò comunque in questo Giubileo il valore religioso, di indulgenza e di riconciliazione e ciò rispondeva, in fin dei conti, al progetto spirituale di Pio X, a quel già ricordato Instaurare omnia in Christo che era diventato il suo motto fin dalla prima enciclica programmatica.

Questi tre giubilei, dunque, hanno avuto motivi e svolgimenti diversi, ma possiamo dirli accomunati da una certa “preoccupazione pastorale” di Pio X, dal tradurre in atto il progetto di riportare tutto e tutti a Cristo, di fronte ad un mondo, sociale e politico, ma anche religioso, che si era distaccato da Dio e dalla religione.

 

 


Fonte: Marilisa Orlando in La Vita del Popolo

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