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La Biblioteca del Seminario di Treviso: le tracce che portano a Pio X e a Riese

 

 

Biblioteca Seminario di Treviso

La storia

La Biblioteca del Seminario di Treviso () ha più di quattro secoli. In ordine di grandezza si colloca al secondo posto tra le biblioteche ecclesiastiche del Nord Est, dietro alla Biblioteca del Seminario di Padova.

In ambito cittadino costituisce tuttavia un punto di riferimento per studiosi e ricercatori, pur non raggiungendo tuttavia la vetustà della Biblioteca Capitolare (1135), né la ricchezza del patrimonio della Biblioteca Civica “Luigi Bailo”.

Tale Biblioteca, oltre a svolgere un servizio interno per i docenti e gli alunni all'istituto per i quali è stata costituita, è parte dei beni culturali che il Seminario mette gratuitamente a disposizione della collettività e che comprende anche il museo zoologico "Giuseppe Scarpa", il museo etnografico "Dino Grossa" sugli indios del Venezuela, il museo "Campagner", comprendente la collezione archeologia di Antonio Campagner (1914-1972) e quella archeologica e paletnografica del Sud America di suo fratello Angelo Campagner (1916-1993), inseriti nella suggestiva cornice del complesso conventuale dei Domenicani.

La storia della biblioteca è anzitutto storia di relazioni, insieme ecclesiali, spirituali, affettive e culturali, instauratesi con il Seminario, fatte di amicizie, contatti e incontri personali, più che di dibattiti accademici.

Essi testimoniano una apertura e una attenzione al mondo culturale, in modo particolare a quello del territorio, che il Seminario ha mantenuto nel corso dei secoli.

 

Incipit 1596 ...

La storia della Biblioteca non è distinguibile da quella dell'istituzione di cui fa parte: ne ha seguito le vicende, i numerosi trasferimenti e ne ha condiviso i danni arrecati dalle due guerre mondiali e dai bombardamenti.

In coincidenza con il decreto di istituzione dei seminari (15 luglio 1563) del Concilio di Trento, il vescovo di Treviso mons. Giorgio Corner (1564-1577), presente nell'ultimo periodo conciliare, annunciò nella sua diocesi il piano di fondazione di un luogo dove formare i candidati al sacerdozio.

Il più antico documento che attesta l'esistenza della biblioteca del Seminario è costituito da una nota, trovata nel Giornale di cassa dell'istituto in data 14 agosto 1596: il falegname Batista Marangon viene incaricato per “far un armadio da tegnir i libri del Seminario con sui legnami”. In precedenza era una cassa a custodire i testi.

Con il vescovo benedettino mons. Fortunato Morosini (1709-1723), l'edificio del Seminario fu ingrandito ristrutturato, reso idoneo ad accoglier fino ad un numero di 150 persone: nel nuovo ambiente anche la biblioteca cresceva con lasciti ed acquisti.

Mons. Paolo Francesco Giustiniani resse la diocesi dal 1750 al 1787: nel periodo in cui i "lumi' penetravano nella filosofia e nella letteratura attraverso la stampa, le enciclopedie e le gazzette, egli incoraggiò l'attività della stamperia, già presente da qualche anno in Seminario, intendendo utilizzare in modo positivo tali strumenti allora “moderni”.

Dal 1810, con la soppressione degli ordini religiosi per la riforma napoleonica, il complesso seminariale fu adibito a sede di istituti scolastici.

Più tardi il vescovo Giuseppe Grasser (1823-1828) presentò una richiesta al governo austriaco perché, nella ripartizione dei volumi già appartenuti ai monasteri soppressi di Padova, si tenesse conto anche del Seminario di Treviso.

 

Tra Ottocento e Novecento

Acquistato e adattato dalla diocesi di Treviso, il convento domenicano di S. Nicolò diventò sede del Seminario Vescovile dal 1841, durante l'episcopato di Sebastiano Soldati (1829-1849).

In esso esisteva, già nella seconda metà del XIII secolo, una modesta biblioteca, il cui patrimonio fu arricchito in seguito di opere manoscritte grazie al trevigiano Nicolò Boccasino (1240-1304), successivamente papa Benedetto XI e beato, e di altri padri dell'ordine, ma con la soppressione napoleonica del 1810 la biblioteca andò dispersa.

Dopo il trasferimento del Seminario nell'ex convento di S. Nicolò, la libreria venne provvisoriamente collocata in una sala, che il vescovo Federico Maria Zinelli (1861-1879) fece adibire a cappella, mentre la biblioteca venne disseminata lungo i corridoi.

Costruita la nuova cappella nel 1903, tale sala, dopo vari adattamenti, ridivenne biblioteca con la configurazione attuale: essa venne dedicata al nuovo papa nel 1904, il trevigiano Pio X, come mostra la lapide marmorea collocata sopra l'ingresso. Il pittore veneziano Luigi Gasparini dipinse per questa sala un ritratto del papa. Nel locale si trovano pure la libreria e i libri donati da Pio X alla Biblioteca del Seminario.

Un grandissimo merito va sicuramente attribuito al vescovo Andrea Giacinto Longhin (1904-1936), dato che il patrimonio della biblioteca seminarile nel corso di questo secolo si è ventuplicato. Sua è una circolare del 15 settembre 1909, l'unica di un vescovo trevigiano ad occuparsi di questa materia, in cui egli si fa premura di “raccomandare ai buoni sacerdoti della Diocesi di favorire quanto più possono la Biblioteca del Nostro Seminario, e di provvedere con opportune disposizioni testamentarie, affinché, dopo la loro morte, i libri di loro proprietà, anziché andare miseramente dispersi, e finire, come avviene talvolta, sul banco di un pubblico rivenditore che li smercia a vilissimo prezzo, dopo di averli comprati a prezzo di carta, vengano messi a disposizione del nostro amatissimo Istituto diocesano, perché sieno diligentemente conservati a vantaggio dei Professori, dei chierici, e di altri studiosi che li volessero consultare”.

 

Il beato Andrea Giacinto Longhin

Il futuro beato Longhin per primo diede l'esempio e fino ai nostri giorni è divenuta prassi comune che molti sacerdoti della diocesi donino alla Biblioteca del Seminario le loro librerie.

Nel 1933 venne allestita una saletta di consultazione in un locale attiguo alla sala Pio X per favorire gli studiosi. Nel frattempo divenne impellente l'esigenza di un allargamento dei locali, ormai decisamente insufficienti.

La Seconda Guerra Mondiale segnò una battuta d'arresto nello sviluppo della Biblioteca. Molte opere importanti erano state fatte sfollare per prudenza nell'aprile del 1944, dopo il primo disastroso bombardamento aereo su Treviso. Il successivo bombardamento del 27 dicembre 1944 danneggiò il patrimonio della Biblioteca nel mobilio (ben quattordici vetrine andarono distrutte e le altre danneggiate) e nei libri (forse 5000 andarono perduti).

Nel 1968, durante il rettorato di mons. Guido Santalucia, venne decisa l'apertura al pubblico. Di fatto studiosi laici sacerdoti, non residenti in Seminario, la frequentavano già da tempo, a seconda della disponibilità e della discrezione del bibliotecario Arnoldo Dal Secco.

Tra il 1978 il 1980 fu ricavato nelle adiacenze della biblioteca un locale molto ampio, che negli anni 1986-87 fu dotato di scaffalatura metallica, capace di contenere circa 100.000 volumi, per farne il deposito maggiore.

 

I bibliotecari

Il primo bibliotecario del Seminario di cui si ha notizia è Pietro Basilio, dottore in Sacra Teologia, come si rileva da una nota, datata il 16 aprile 1748, trovata nell'Historia pelagiana del card. Noris, tra i volumi donati da Augusto Zacco, vescovo di Treviso (1723-1739).

Nel 1760 ricoprì la carica di assistente alla biblioteca e alla stamperia del seminario l'abate Giambattista Stradiotto, docente di morale.

Nel 1799 l’incarico di bibliotecario fu tenuto da don Giuseppe Monico (1769 Riese -1829 Postioma), docente di filosofia e teologia dogmatica, successivamente compilatore del Giornale sulle Scienze e Lettere delle provincie Venete (1821-1829) e parroco di Postioma, in corrispondenza con grandi letterati del proprio tempo.

Nel 1803 la carica passò a don Sante Ludovico Boschieri, docente di lettere (grammatica e umanità, secondo la dizione del tempo), dal 1806 rettore del Seminario.

A lui subentrò dal 1809 al 1817 don Jacopo Monico (1778 Riese - 1851 Venezia), nominato poi parroco a san Vito d’Asolo nel 1818, vescovo di Ceneda nel 1822 e, dal 1827 al 1851, patriarca di Venezia.

Dal 1821 al 1837 il bibliotecario fu mons. Guecello Tempesta (1760-1863), insegnante di filosofia e membro dell’Ateneo cittadino.

Non si sa, per tutto il cinquantennio seguente, se ci sia stato e chi sia stato il custode o il responsabile della Biblioteca: solo dal 1886 risulta la presenza di mons. Abramo Ogniben, docente di lettere al ginnasio. Alla sua prematura scomparsa nel 1909 venne nominato bibliotecario mons. Romano Pilotto (1869-1955), ma di fatto, già dal 1910, divenne suo assistente don Arnoldo Dal Secco, vice bibliotecario dal 1913. Quest’ultimo, suo successore dal 1919, fu operativo fino alla morte avvenuta nel 1968: a lui va il merito di un ordinamento del patrimonio librario, particolarmente nella sala Pio X, e a lui si deve il catalogo a schede - manoscritto, ancora in uso, per autore e per soggetto: vergò a mano circa 300.000 schede fino agli ultimi mesi di vita. Scrisse la prima storia della Biblioteca del Seminario, rimasta inedita e ferma al febbraio 1945.

A sostituire Dal Secco in qualità di bibliotecario fu mons. Giuseppe Liberali (1898-1985). Nel 1976 troviamo la distinzione degli incarichi tra direttore della Biblioteca e bibliotecario: dal 1985 è direttore della biblioteca lo storico trevigiano mons. Gaetano Luigi Pesce (1913-2001) fino 1996, anno in cui gli subentrò don Stefano Chioatto, docente di storia della Chiesa, mentre mons. Mario Carraro (1920-1988), ex rettore, fu il bibliotecario fino al 1988, data della sua morte. Da allora questo compito è svolto dal maestro Giuseppe Pagotto.

 

Il patrimonio

Dagli inizi modesti, tanto che i libri potevano essere contenuti in un armadio, ai cataloghi della seconda parte del Settecento, che valutavano la consistenza in oltre 1.600 opere, alla rilevazione fatta giusto un secolo fa nel 1896, che la faceva salire fino a 10.000 volumi, la biblioteca è cresciuta nel secondo dopoguerra superando la soglia dei 100.000: oggi si stima un patrimonio di circa 220.000 volumi, quasi tutti catalogati.

Vi è da dire che, fino a non molto tempo fa, i fondi acquisiti attraverso lasciti venivano tutti mantenuti nella loro unitarietà. Questa operazione, se da un lato offriva il grande vantaggio di poter ricostruire le biblioteche personali dei donatori, dall’altro aveva il limite di conservare e catalogare numerosi doppioni.

Ai libri va aggiunto il rilevante fondo dei periodici, interamente disponibile alla consultazione, e quello iconografico (fotografie, lastre, stampe, incisioni, disegni, cartoline, immaginette devozionali, carte geografiche, ecc.) che attende ancora un ordinamento e una catalogazione.

La Biblioteca, proprio per la sua natura, risulta essere tuttora in formazione anche per quanto riguarda le pubblicazioni antiche, in quanto le nuove acquisizioni non sono costituite solo da libri nuovi o recenti.

 

I lasciti librari

L'accrescimento del patrimonio della Biblioteca è dovuto soprattutto da donazioni in vita o in morte da parte di ecclesiastici trevigiani, e fra essi particolarmente di insegnanti del Seminario, desiderosi che la loro libreria rimanesse a beneficio comune dell'istituto per il quale si erano prodigati o interessati, o dove avevano ricevuto la loro formazione. Ma anche numerosi laici hanno voluto rendere omaggio al valore dell'istituto arricchendone il patrimonio culturale.

Un elenco completo sarebbe troppo lungo: citiamo solamente le donazioni più consistenti o riferentesi a personaggi significativi dell'ambiente ecclesiastico e culturale trevigiano.

Il primo lascito significativo di un vescovo trevigiano alla biblioteca del Seminario è quello di mons. Augusto Zacco (1723-1739), che egli menziona esplicitamente nel suo testamento del 1730.

Mons. Giovanni Battista Sartori Canova (1775-1858), vescovo di Mindo e fratellastro dello scultore Antonio Canova (1757-1822), donò al Seminario una collezione di classici greci nel 1834.

Il maggior incremento al fondo librario nel secolo XIX è stato quello del vescovo Sebastiano Soldati (1829-1849) ricco di una consistenza di oltre cinquemila pezzi.

Il Soldati lasciò pure in eredità dieci librerie, sei in ciliegio e quattro in noce, per lo più distrutte o danneggiate nel corso del bombardamento del 27 dicembre 1944. I testi sono riconoscibili dall'esterno per le legature in pergamena o in pelle, con il dorso fregiato da cartellini in pelle colorata e l'impressione in oro di autore e parte del titolo, nonché per il caratteristico taglio giallo. All'interno, nel foglio di guardia, recano come ex libris il suo stemma vescovile.

Il catalogo dei libri del Soldati, tuttora esistente, annovera 3212 titoli.

Papa Leone XIII nell'agosto 1893 donò alla Biblioteca del Seminario una copia della splendida edizione della Divina Commedia commentata da Giovanni da Serravalle di Rimini e nel dicembre dello stesso anno uno dei cento esemplari delle sue poesie, stampato dalla Tipografia del Patronato di Udine.

Tra il 1906 il 1908 il papa Pio X regalava alla Biblioteca, dal 1904 a lui intitolata, testi di notevole valore, pubblicati in edizioni di lusso, che ancor oggi fanno mostra di sé nella libreria collocata sulla parete di fondo della sala "Pio X". Essi si riconoscono per l'annotazione stampata e applicata nel risguardo "Ex munificentia Pii Papa X".

Non sono comunque i soli libri appartenuti al Sarto che la Biblioteca possiede. Gli altri sono riconoscibili dalla legatura bianca in pelle o seta, dal taglio in oro e dallo stemma papale impresso in oro sulla copertina. Questi ultimi sono giunti per lo più attraverso la donazione del nipote, mons. Giovanni Battista Parolin (1870 Riese - 1935 Fiuggi), canonico di S. Pietro in Roma, già arciprete di Possagno e della Cattedrale di Treviso.

É presente nella Biblioteca il fondo, a carattere filosofico, letterario e artistico di mons. Giovanni Milanese (1834-1909), prefetto degli studi ed insegnante di diverse discipline in Seminario, poligrafo, filosofo e pedagogista, autore, tra l'altro, di Eugenio, o il bello è guida al bene, un'opera di estetica, e di una Storia della pedagogia.

Mons. Giovanni Santalena (1835-1911), docente in Seminario dal 1860 e per oltre un cinquantennio di matematica, fisica e agraria, insegnante di discipline scientifiche anche presso il Ginnasio-Liceo "Canova" il Collegio Femminile di S. Teonisto, in corrispondenza con numerosi insegnanti del tempo, rilevò il gabinetto di fisica del Seminario, costituito da don Giuseppe Da Camin (1812-1878). Dal 1873 lo dotò notevolmente, per la maggior parte a proprie spese, di nuove apparecchiature e di una raccolta di testi di scienze naturali, fisica e chimica, nonché di alcune riviste scientifiche, anche straniere, di cui poi fece dono al Seminario, insieme al resto della sua libreria privata.

Di circa 6.000 volumi è il lascito, prevalentemente di carattere letterario, di don Giuseppe Piotto (1889-1941), insegnante di lettere in Seminario e preside dell'Istituto Magistrale canossiano in città. Anche un insegnante di storia ecclesiastica e di eloquenza sacra di quel tempo, nonché poligrafo, mons. Valentino Bernardi (1875-1946) donò al Seminario la sua non piccola libreria.

Se la Biblioteca del Seminario ha una buona dotazione per quanto riguarda il settore storico, ed in modo particolare quello della storia locale, lo si deve agli insegnanti e agli studiosi di storia che si sono succeduti, particolarmente in questo secolo, che hanno fatto acquistare alla biblioteca strumenti di ricerca in questo settore e che hanno poi lasciato le loro librerie. Ricordiamo: mons. Carlo Agnoletti (1845-1913), l'autore del celeberrimo Treviso e le sue Pievi , mons. Angelo Marchesan (1859-1932), a cui va il merito di aver composto la prima biografia di Pio X, nel 1905, qualche tempo dopo la sua elezione a pontefice, ancor oggi punto di riferimento storiografico, e la non meno famosa Treviso medievale.

Non va dimenticato, infine, mons. Giuseppe Liberali (1898-1985) studioso di storia locale trevigiana, membro di numerosi istituti culturali; a lui si debbono, fra l'altro: La Dominazione Carrarese in Treviso nel secolo XIV, Gli Statuti del Comune di Treviso dal 1207 al 1267 e l'apprezzata serie dei Documentari della Riforma Cattolica pre e post-tridentina a Treviso. Enrico Santin (1901-1974) di Spresiano, laico impegnato nell'Azione Cattolica in numerose iniziative ricreative, culturali assistenziali della propria parrocchia, appassionato bibliofilo e collezionista, ha tonato al Seminario un fondo notevole di libri antichi e una raccolta di stampe e di incisioni.

Mons. Giuseppe Pelloso (1912-1982), docente di teologia dogmatica del Seminario per o1tre un quarantennio, denominato il 'poeta della teologia’ per il suo modo di presentare i vari aspetti del mistero cristiano, brillante conferenziere e predicatore, ha lasciato alla Biblioteca un fondo considerevole di opere di natura teologica e di varia cultura.

Mons. Gioacchino Scattolon (1901-1986), insegnante di Sacra Scrittura per un quarantennio, apostolo della Bibbia in diocesi e segretario nazionale dell'Associazione Biblica Italiana dal 1958 al 1978, ha donato un numero notevole di strumenti italiani e stranieri per lo studio della Scrittura.

Mons. Mario Carraro (1920-1988) insegnante di lettere, dal 1970 al 1974 rettore del Seminario e successivamente bibliotecario, ha arricchito il patrimonio librario con opere di spiritualità e di letteratura classica italiana.

Tra le donazioni più recenti va collocata la biblioteca di mons. Giuseppe Badini (1915-1995).

Dopo la formazione sacerdotale, avuta nel Seminario trevigiano, perfezionò i suoi studi teologici alla Gregoriana e all'Istituto Biblico di Roma. Fermatosi nella capitale, prestò il suo servizio a numerose associazioni cattoliche e ad istituti ed università teologiche, dove tenne corsi. Fu in relazione con noti teologi e consultore di congregazioni vaticane; per alcuni anni esercitò la cura pastorale diretta. Ancora in vita ha voluto lasciar l'intera sua biblioteca (circa 4000 volumi e numerose riviste specialistiche italiane e straniere, con strumenti per' la ricerca e opere fondamentali in molti settori della teologia) al Seminario di Treviso.

Dall'autunno 1996 la Biblioteca del Seminario ospita nei suoi locali la libreria di Luigi Stefanini, ricca di oltre 2.500 volumi, donata dagli eredi alla Fondazione che porta il suo nome, costituitasi recentissimamente per onorarne la figura. Luigi Stefanini (1891-1956) è sicuramente il personaggio di spicco più significativo della cultura cattolica trevigiana della prima metà del secolo. Alunno di questo Seminario nei primi anni del secolo, divenne esponente del movimento cattolico trevigiano e veneto. Docente universitario di pedagogia e storia della filosofia a Venezia e a Padova, si affermò come figura di rilievo dello spiritualismo e del personalismo nel dibattito filosofico contemporaneo.

 

 

 


Indirizzo: Piazzetta Benedetto XI, 2 - 31100 Treviso - Tel. +39 0422 324821 +39 0422 324886, Fax +39 0422 324890
E-mail Sito Internet

Direttore e responsabile: mons. Stefano Chioatto
Bibliotecario: M° Giuseppe Pagotto

Tipologia: La Biblioteca del Seminario è una biblioteca di conservazione, di carattere generale, specializzata nelle discipline delle scienze religiose e teologiche, nelle altre discipline umanistiche e nella storia locale.

Informazioni utili

  • Orario di Apertura (per utenti maggiorenni): lunedì e giovedì 14.30-18.30, mercoledì e venerdì 8.30-12.30
  • Periodi di chiusura: da metà luglio a fine agosto per riordino, periodo pasquale e natalizio, in concomitanza con la chiusura scolastica

Consistenza complessiva della collezione: Patrimonio di circa 300.000 volumi di cui circa 112.000 nel polo VIA; 2352 testate di periodici; 80.000 foto di cui quasi 18.000 inventariate catalogate e oltre 7.000 digitalizzate, un numero imprecisato di stampe e disegni in fase di inventariazione, come le numerose carte stradali

Servizi

  • Servizi gratuiti: Lettura e prestito (se previsto)
  • Servizi a pagamento: Riproduzione foto e fotocopie; ricerca archivistica per esterni

Modalità d'iscrizione: Presentazione carta d'identità

Codici CEI: CEI762B00002, ISIL: IT-TV0113, SBN: VIA TS

Settori di specializzazione: Filosofia, Teologia, Scienze umane; Storia, geografia, persone del cristianesimo. Storia della chiesa; Le Arti. Belle arti e arti decorative; Geografia, storia e discipline ausiliarie; Storia di Treviso (Provincia); Teologia cristiana; Musica sacra cattolica; Letteratura (Belle lettere) e retorica

Accesso: Libero a tutti i maggiorenni

Fondi speciali: Biblioteca Istituto Diocesano di Musica

Sezioni speciali: Audioteca; Cartoteca; Fonoteca; Nastroteca; Emeroteca/Periodici; Videoteca; Discoteca; Fototeca; Musica; Braille

Patrimonio

  • Fondo librario: circa 250.000 opere, con un fondo antico (fino al 1800) di 10.000 opere.
  • Periodici: 2350, di cui 250 correnti.
  • Fondo iconografico:
    • fototeca: 80.000 pezzi in catalogazione,
    • cartoteca,
    • stampe sciolte,
    • disegni: alcune migliaia in catalogazione,
    • 40.000 cartoline illustrate,
    • 15.000 santini,
    • 3.500 luttini,
    • 3.500 epigrafi.
  • Mediateca:
    • dischi in vinile: oltre un migliaio
    • CD: alcune centinaia
    • Videocassette: 250

Cataloghi: Fondo librario

  • a stampa:
    • catalogo degli incunaboli e delle cinquecentine
    • catalogo delle seicentine
  • on line:
  • su supporto informatico:
    • catalogo dei luttini e delle epigrafi;
    • catalogo di 3000 opere dell’Ottocento in sistemazione provvisoria (consultabile solo dal personale su richiesta dell'utente)
  • su supporto cartaceo:
    • catalogo dei periodici
    • catalogo per autori e soggetto, di opere pervenute alla Biblioteca prima del 1996
    • catalogo manoscritto per soggetto, riguardante opere entrate prima del 1968 (consultabile solo dal personale su richiesta dell'utente)

 


Fonte: Diocesitv.it

 

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