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La verità su San Pio X, intrepido difensore della Fede

 

La verità su San Pio X, intrepido difensore della FedeIl 22 agosto 2014 Roberto de Mattei ha presentato a Cortina d’Ampezzo l’ultimo libro di Cristina Siccardi, San Pio X. La vita del Papa che ha ordinato e riformato la Chiesa, pubblicato da San Paolo. L’incontro, moderato da Rosanna Raffaelli Ghedina, è stato organizzato dall’Associazione Culturale Akropolis. Il nutrito e variegato pubblico, proveniente da diverse regioni, ha dimostrato acceso interesse per la figura di San Pio X e per quest’opera che restituisce l’autentico profilo storico e spirituale di Papa Sarto.

«Ricorre proprio in questi giorni, il centenario della morte di san Pio X, morto il 20 agosto 1914», ha affermato de Mattei, «Sono felice di parlarne per il quadro in cui si svolge il nostro incontro che è quello dei monti del bellunese, così cari a san Pio X. nato a Riese, in provincia di Treviso, dove la sua casa natale è stata trasformata in un museo. Il 23 agosto, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presiederà la messa nel parco del santuario delle Cendrole a Riese.

Ma soprattutto mi è gradita l’occasione di presentare il libro di Cristina Siccardi […] con una bella e importante prefazione di Sua Eminenza il cardinale Raymond Burke, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica.

Considero Cristina Siccardi una delle migliori scrittrici cattoliche contemporanee. Ha al suo attivo numerosissime opere, alcune tradotte in varie lingue, soprattutto di carattere storico e agiografico e mi fa l’onore di collaborare regolarmente, con apprezzatissimi articoli, a due pubblicazioni da me dirette: l’agenzia di informazioni Corrispondenza Romana e la rivista Radici Cristiane.

Il taglio che dà alla sua biografia è nuovo e originale, ma senza discostarsi dalla Tradizione cattolica, anzi arricchendola.

Pio X è stato presentato infatti o come un Papa intransigente e repressivo, nemico di ogni autentica riforma e rinnovamento della Chiesa, oppure, come un Papa puramente riformatore, precursore della svolta postconciliare.

Cristina Siccardi lo presenta per quello che egli fu: un Papa riformatore e restauratore allo stesso tempo. Oggi la parola riforma è tre le più equivoche: viene intesa come cambiamento radicale, sovvertimento, rivoluzione. Si parla di riformare la Chiesa o di riformare il Papato, nel senso di modificarne l’essenza. Il vero nome di queste riforme radicali è Rivoluzione. Come rivoluzione e non riforma fu quella che viene impropriamente chiamata la riforma protestante.

La differenza tra riforma e rivoluzione è che la Rivoluzione vuole instaurare ex novo un ordine di cose sostanzialmente diverso dall’antico; la vera riforma invece vuole riportare le cose all’ordine antico, in tutta la sua purezza e integrità. Restaurare un edificio non è abbatterlo e ricostruirlo, ma riportarlo con sapienza alla fisionomia originale. “Riformare per restaurare” è l’esatta definizione del pontificato di san Pio X, scrive bene Cristina Siccardi. “Instaurare omnia in Christo”, che significa restaurare tutte le cose in Cristo, fu il programma del suo pontificato».

Il professor de Mattei ha poi spiegato che l’elezione al Soglio pontificio fu per Pio X una grande sofferenza, che accettò soltanto per obbedienza alla volontà divina:

«Quando, secondo il rituale, il cardinale Origlia, decano del Sacro Collegio, gli si avvicinò con due altri cardinali, per chiedergli se accettava l’elezione, il cardinale Sarto rispose: Quoniam calix non potest transire, fiat voluntas Dei: sia fatta la volontà di Dio, se questo calice non può essere allontanato. Il suo pontificato, come quello del Beato Pio IX, di cui aveva preso il nome, fu all’insegna della Croce e della sofferenza, sullo sfondo di un secolo che era iniziato all’insegna dell’ottimismo.

Il Novecento si era aperto in un clima di euforia, nella convinzione che grazie alle conquiste della scienza e alla forza della ragione, si sarebbe visto l’avvento di un’epoca di progresso, di pace e di democrazia universale.

Queste idee che discendevano dalle filosofie della storia dell’Ottocento, di marca positivista e idealista, erano penetrate negli ambienti cattolici. Si riteneva che la Chiesa non potesse opporsi al corso inarrestabile della storia e dovesse trovare un compromesso con lo spirito moderno. Si formò, così prima ancora che una corrente dottrinale, un nuovo atteggiamento dello spirito, una mentalità diffusa, a cui Pio X per primo avrebbe dato il nome di “modernismo”.

Questo movimento iniziava ad organizzarsi, era promosso da gruppi e conventicole che spesso si riunivano nell’ombra; era appoggiato dai grandi organi di stampa dell’epoca; aveva una dimensione internazionale e larghi mezzi finanziari a disposizione.

L’elezione del cardinale Sarto contrariò i capi del movimento. Sarto era un uomo di autentica pietà e di assoluta ortodossia, impenetrabile alle mode del tempo. E tuttavia pareva inadeguato a raccogliere la sfida lanciata dai modernisti: aveva una grande esperienza pastorale, ma mancava di quell’esperienza diplomatica e di servizio alla Curia, preziosa per chi assume il timone della Barca di Pietro».

L’attenzione è poi caduta sul braccio destro di San Pio X. Ciò che Merry del Val aveva in comune con Giuseppe Sarto era un’intensa vita spirituale, un grande sentire apostolico e «uno spirito soprannaturale che si traduceva in una disposizione d’animo opposta a quella modernista. Tra queste due grandi anime prima che una collaborazione nel lavoro, nacque e si sviluppò un’unione spirituale intima e costante. Per undici anni, dal 1903 al 1914, essi formarono realmente un cuore solo e un’anima sola. Anche dopo la morte di san Pio X, Rafael Merry del Val rimase fedele alla sua memoria, raccogliendo intorno a sé il sostegno affettuoso di molti cardinali che lo avrebbero voluto Papa nei conclavi successivi. Merry del Val morì prematuramente nel 1930. Pio XII, che canonizzò san Pio X, proveniva da quella stessa scuola, che rappresentava l’ala più apertamente tradizionale e antimodernista nello schieramento ecclesiastico del secolo XX».

Pochi furono i veri amici di Papa Sarto: alcuni cardinali, qualche vescovo, diversi teologi, molte grandi anime destinate ad essere canonizzate, come san Luigi Orione, sempre devotissimo al Pontefice. «Ma il pontificato di Pio X si svolse in un clima di sostanziale incomprensione, se non di sorda ostilità degli ambienti ecclesiastici. De gentibus non est vir mecum, confidò un giorno Pio X, ricordando il versetto di Isaia, 63, 3, a mons. Archi, vescovo di Como».

Tuttavia i frutti del suo Pontificato furono straordinari, tanto da far definire Pio X come il maggior Papa “riformatore” degli ultimi secoli. A tale proposito si sono ricordati i punti decisivi del suo operato: il Catechismo; il Codice di Diritto canonico; l’incoraggiamento alla comunione frequente; l’estensione dell’eucaristia anche ai fanciulli; «naturalmente, e in primis, la sua lotta al modernismo: “la croce, e al tempo stesso il monumento più grande del suo pontificato – scrive il padre Cornelio Fabro – fu la condanna del Modernismo”[1].

Il 3 luglio 1907 apparve il Decreto Lamentabili, un vero e proprio Sillabo antimodernista, che raccoglie 65 errori delle nuove dottrine riguardanti tutti i punti vitali della fede cattolica e nel settembre dello stesso anno l’Enciclica Pascendi che riassumeva il sistema di pensiero modernista, indicando le disposizioni per combatterlo in seno alla Chiesa».

La Chiesa, comprese san Pio X, aveva dei nemici, dichiarati ed occulti. «Si tratta di un punto fondamentale che non può essere compreso al di fuori di una teologia della storia. Ciò significa che la Chiesa deve concepire la vita non come una festa, ma come una lotta e che questa lotta contro il male costituisce la principale croce di ogni cristiano.

San Pio X fece propria questa visione e non si limitò a combattere il male nelle idee, come se esse fossero disincarnate dalla storia, ma volle colpire i portatori storici degli errori, non esitando a smascherarli uno per uno».

All’inizio della Pascendi si afferma che «in questi ultimi tempi il numero dei nemici della Croce di Cristo è cresciuto oltre misura e essi, con mezzi completamente nuovi e pieni di astuzia, si prodigano per rendere vana la virtù vivificatrice della Chiesa e cercare di attaccare alle fondamenta lo stesso regno di Gesù Cristo”».

La Chiesa è un’istituzione che ha sempre necessità di essere difesa e «se il beato Pio IX, con il Sillabo e l’enciclica Quanta cura, aveva combattuto i nemici esterni della Chiesa, san Pio X, con il Decreto Lamentabili e la Pascendi, non esitò ad affrontare quelli che si erano formati al suo interno».

Il modernismo si poneva l’obiettivo di trasformare il Cattolicesimo dall’interno lasciandone intatto, nei limiti del possibile, l’involucro esteriore. «Il sacerdote Ernesto Buonaiuti, principale figura del modernismo italiano, così esprimeva il suo programma: “Fino ad oggi si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero e infallibile metodo: ma è difficile. Hic opus, hic labor”[2].

Contro questi nemici il Papa non si limitò a una generica condanna dottrinale. La Pascendi, contro la gravità del male, indicava sette rimedi:

  1. Ritornare alla filosofia e alla teologia scolastica, espressa in particolare dall’opera di san Tommaso d’Aquino.
  2. Esercitare un vigile controllo sui seminari e sulle università cattoliche, sospendendo dall’incarico di rettore o di insegnante, chiunque fosse in alcun modo “infetto dal modernismo”.
  3. Vagliare le letture, perché il danno dei libri, giornali e periodici modernisti deve essere considerato peggiore delle opere immorali.
  4. Istituire censori ecclesiastici presso ogni diocesi al fine di vagliare tutto ciò che viene pubblicato.
  5. Proibire i Congressi di sacerdoti riuniti senza il permesso dei loro vescovi.
  6. Istituire consigli di vigilanza per il clero, con le stesse regole già prescritte per i censori di libri.
  7. Esigere che i vescovi di ciascuna diocesi e i superiori generali degli ordini religiosi riferissero ogni tre anni alla Santa Sede, con una relazione diligente e giurata, sulla situazione del clero alla luce dei principi precedentemente esposti.

Con decreto del 1 settembre 1910 il Papa impose inoltre un giuramento antimodernista per tutto il clero, pastori, confessori, predicatori, superiori di ordini religiosi e docenti nei seminari di filosofia e di teologia.

L’obbligo di questo giuramento, che costituisce una solenne riaffermazione delle dottrine cattoliche opposte a quelle moderniste, fu sospeso nel 1967, in un momento in cui avrebbe dovuto essere rinnovato con ancora maggiore fermezza».

I principali esponenti del modernismo furono colpiti dalle censure ecclesiastiche e i loro libri furono messi all’Indice.

Questi interventi costituirono un colpo grave per il movimento, che si inabissò ma, come un fiume carsico, continuò a scorrere nelle vene della Chiesa, per riaffiorare, negli anni ’50, sotto il pontificato di Pio XII, con il nome di “Nouvelle théologie” ed esplodere negli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II.

Lo avvertiva, nel 1972, lo stesso Paolo VI, che in un suo discorso del 19 gennaio ricordava la sopravvivenza del modernismo, espressione di una serie di errori che potrebbero “rovinare completamente la nostra concezione della vita e della storia” e, il 29 giugno dello stesso anno, affermava, in un altro discorso, di avere la sensazione “che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio” e proprio “per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce”.

Un autore caro a Paolo VI, Jacques Maritain, nel Paysan de la Garonne, apparso nel 1966, affermava da parte sua che il modernismo non era che “un modesto raffreddore da fieno” in paragone alla “febbre neo-modernista” allora diffusa nell’intellighentsia cristiana[3].

Eppure san Pio X definisce, nella Pascendi, il modernismo come sintesi di tutte e eresie”. “Se qualcuno – afferma – si fosse proposto di concentrare il succo e il sangue di tutti gli errori che sono stati espressi fino ad ora sulla fede, non avrebbe certo potuto far meglio di quel che hanno fatto i modernisti.

Cosa pensare del neo-modernismo attuale, se il modernismo, rispetto ad esso, fu un semplice raffreddore da fieno?».

Una reale lettura di San Pio X e del suo Pontificato è offerta proprio dal saggio di Cristina Siccardi, che si apre con una lunga e preziosa prefazione del Cardinale Raymond Leo Burke, che de Mattei ha citato:

«Permettetemi di concludere con le parole del card. Burke:

“Confido che queste riflessioni in qualche modesto modo onorino la biografia di San Pio X che Cristina Siccardi ha scritto in occasione del centenario della morte. Spero in più che possano essere un efficace invito a studiare di nuovo la vita di Pio X, specialmente sotto il profilo della riforma della Chiesa alla quale egli si dedicò con tutte le sue forze e con perseveranza. Infine spero che lo studio della vita di San Pio X che Cristina Siccardi ci offre ci ispiri e rafforzi nell’affrontare oggi la paurosa confusione e il diffuso errore sulle questioni più fondamentali della fede e della morale, come ha fatto Papa Sarto al suo tempo, cosicché i fedeli di oggi sappiano articolare la sana dottrina e la giusta morale per il bene di tutti e per la loro eterna salvezza.

Possa essere questa biografia, della quale invito caldamente alla lettura, occasione per conoscere realmente la figura di San Pio X, per tramandarne la giusta memoria e per imitare la sua vita eroica in Cristo».

Ha poi preso la parola l’autrice, che ha illustrato alcune tematiche inedite inerenti a San Pio X, presentate nel volume. La prima riguarda la stesura del Catechsimo che la vulgata, anche di alcuni storici contemporanei dà come prodotto nuovo e originale. In realtà un uomo di Chiesa e di Tradizione come San Pio X nulla poteva inventare o rivoluzionare. Infatti egli attinse al Catechismo di un Vescovo di Mondovì, Monsignor Michele Casati, vissuto nel XVIII secolo, la cui stesura è da attribuire al Venerabile Giovanni Battista Trona, eccellente direttore di anime.

Altro aspetto nuovo esaminato da Cristina Siccardi è la salesianità di san Pio X: non soltanto incontrò san Giovanni Bosco nel 1875 a Torino, non solo sostenne le opere salesiane, ma divenne il primo cooperatore salesiano a salire all’onore degli altari.

Inoltre l’autrice ha parlato del fascicolo Pascendi ritrovato all’Archivio Segreto Vaticano, comprendente 300 fogli. Tale fascicolo contiene il manoscritto e le bozze della traduzione latina del documento, ma anche altre importantissime carte, riguardanti la sua preparazione. Il primo documento del fascicolo è un autografo dal Papa (una pagina e mezza) ed evoca la situazione drammatica del momento:

«L’implacabile nemico del genere umano non dorme mai; secondo le vicende dei tempi, ed il prodursi degli avvenimenti cambia tatticamente linguaggio, ma sempre pronto alla lotta, anzi quanto più l’errore inseguito dalla verità è condannato a nascondersi e tanto più è da temersi per le pericolose imboscate dietro le quali non tarderà molto a ristabilire le sue batterie sempre micidiali. – Perciò non potremo mai abbandonarci ad una falsa sicurezza senza incorrere in quegli anatemi lanciati contro i falsi profeti che annunciavano la pace dove la pace non era, e cantavano la vittoria quando tutto ci chiamava al combattimento. – E per questo è necessario in tutti i tempi, ed è specialmente in questo, in cui la grande cospirazione ordita direttamente contro nostro Signore Gesù Cristo, contro la sua religione soprannaturale e rivelata, contro dei popoli dai falsi maestri che dicono bene al male e male al bene, vocantes tenebras lucem et lucem tenebras, seducendo molte intelligenze che si piegano ad ogni vento di dottrina. – Per questo crediamo sia venuto il tempus loquendi»[4].

[...] Il Tempus loquendi continua ad essere aperto e san Pio X, attraverso la sua vita e le sue sante scelte, è di grande ausilio per vedere i problemi di oggi e per offrire gli anticorpi di difesa.

.

 

 


Note:

  1. Momenti dello spirito, Edizioni Sala Francescana di Cultura, Assisi 1982, vol. I, p. 289.
  2. Ernesto Buonaiuti, Il modernismo cattolico, Guanda, Modena 1944, p. 128.
  3. Jacques Maritain, Le paysan de la Garonne. Un vieux laic s’interroge à propos du temps présent, Desclée de Brouwer, Paris 1966, p. 16.
  4. Archivio Segreto Vaticano, Epistolae ad principes. Positiones et minutae 157 (1907-08), fascicolo 35a.

 


Fonte: Gianni Trebbi in Riscossa Cristiana

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