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Card. Merry del Val: nell'ombra e nella luce del Papa San Pio X (2 di 3)

 

 

Cardinale Rafael Merry del ValIl – IL SEGRETARIO DI STATO, L'UOMO PRUDENTE

«Abbiate fiducia. Dio disporrà ogni cosa per il meglio. Noi vediamo solo una pagina del grande libro che Egli ha scritto per noi. Ma Lui vede tutto. Può tutto. Ci ama. Fiati» (Card. Merry del Val).

 

UN COLLABORATORE PERFETTO

Ciò che, lo confessiamo, ci piacerebbe sapere in segreto è di conoscere ciò che appartiene al Card. Merry del Val e ciò che appartiene a San Pio X. Ma quando ci si china sulla realtà storica, si deve riconoscere che la questione è di primo acchito mal posta, perché non si può facilmente dissociare l'opera dell'uno da quella dell'altro nel corso di questo grande pontificato, e ciò per diversi motivi.
La ragione di Stato: la voce del Cardinale spesso non è che l'eco di quella del Papa, non essendo essa che quella della Chiesa tutta intera (siamo ben lontani da un pensiero personale di cui si è molto bramosi oggi).
L'umiltà dei due protagonisti: si conservano dei biglietti di San Pio X che si potrebbero chiamare biglietti confidenziali (che egli scriveva per evitare di disturbare ad ogni momento il suo primo collaboratore) nei quali il Papa gli scrive per esempio: «Io accetto in tutto il Suo consiglio».
«Io aspetto il giudizio di Vostra Eminenza: giudizio che mi darà a Suo comodo e di cui farò tesoro».
Una lettera che Pio X scriveva il 7 settembre 1904 mostra ancora una volta quale alta considerazione egli aveva della collaborazione del Cardinale:
«Per riguardo all'Eminentissimo Cardinal Segretario di Stato, attualmente fuori di Roma, io non vorrei prendere nessuna decisione prima di avere avuto il suo parere».
Quanto al Segretario di Stato, egli riconosceva 1' influenza decisiva che ha sul Papa: «II Cardinale (...) nella sua umiltà si rendeva ben conto di quale peso e di quale valore era la sua parola, il suo consiglio nel pensiero del Papa e ne sentiva tutta la responsabilità. Perciò prima di parlare al Papa, egli studiava, si preparava e, soprattutto, pregava, specie quando si trattava di questioni importanti».
E ciò a volte faceva nascere nel Cardinale perfino una certa inquietudine che traspare in una frase che san Pio X gli rivolge in questi termini: «Eminenza, non si inquieti per ciò che avviene, la responsabilità non incombe soltanto su Vostra Eminenza ma su me, e noi la condivideremo in pace».
La profonda amicizia che unisce il Papa e il suo Segretario di Stato deve finire di convincerci di non vivisezionare troppo l'opera di questi due uomini fuori del comune.
Fernessole ha scritto «che a guardare da vicino il Pontefice e il Segretario di Stato si restava colpiti non dal contrasto delle origini, ma piuttosto da un'affinità di anima, dall'armonia dei pensieri, dei sentimenti e dei voleri». San Pio X lo chiama "il suo Cardinale", "il suo Raffaello" e afferma che lo si separerebbe dalla sua testa se lo si privasse del "suo sostegno applicato e zelante". "Praeclara in Nos et in Ecclesiam merita" (così eccellente per la nostra Persona e così pieno di meriti per la Chiesa). E così che San Pio X stesso riassume questa collaborazione.
Il Cardinale è anche lui largo di complimenti per il Papa. Egli parla del «dolore che la morte del [suo] angelico pastore gli ha causato». «Io soffro e soffro tanto». Scrive ad un amico inglese: «II colpo è stato terribile per me, e il mio cuore è quasi infranto. Vede, io ho amato Pio X con ogni fibra del mio cuore: era più che un padre per me ed io mi sento come se non potessi vivere senza di lui».
Il Card. Pacelli, futuro Pio XII, testimonia ciò dicendo che il Cardinale fu più che un ministro esecutore, fu un collaboratore fedele e intimo del governo di San Pio X. Si è parlato: "di anime gemelle".

 

L'UOMO PRUDENTE

Un uomo senza compromessi - Rene Bazin ha scritto che San Pio X chiamando il Card. Merry del Val al posto di Segretario di Stato mostrò di possedere una delle principali qualità di un Principe: la conoscenza degli uomini. Ciò non vuoi dire che San Pio X abbia subito conosciuto tutte le qualità di Mons. Merry del Val.
Un episodio molto significativo riferito dal Corriere della Sera mostra il grande riserbo di San Pio X. Mons. Merry del Val, Segretario del Conclave, avvicinandosi al Papa appena eletto, gli presenta lo zucchetto bianco: Pio X, togliendosi dalla testa lo zucchetto rosso Cardinalizio, avrebbe dovuto, secondo l'usanza, metterlo sulla testa di Mons. Merry del Val, promettendogli così il Cardinalato. Con grande sorpresa del sacro Collegio il gesto tradizionale non fu compiuto. Nondimeno lo fu più tardi e Pio X non rimpianse la sua scelta che spiegherà così:
«Io l'ho scelto, dichiarava San Pio X, perché è un poliglotta, figlio di diplomatico e diplomatico anche lui. Conosce i problemi di tutti i paesi. È modesto, è un santo. Viene qui tutte le mattine e mi informa di tutti i problemi del mondo. Non devo mai fargli un'osservazione. E poi, ciò che importa di più, non fa compromessi». «Accetti, è la volontà di Dio, gli dirà Pio X, noi lavoreremo e soffriremo insieme per amore della Chiesa».

Un uomo di princìpi ...  -  «La prudenza, si disse, l'aveva appresa dalla sua famiglia: miscuglio di sangue latino e di sangue inglese, la fiamma dell'uno e la discrezione misurata dell'altro». La sua diplomazia è tutta «impregnata di una lealtà e di una sincerità che non ammettono il minimo sotterfugio di una frase, sia nelle conversazioni private che negli altri affari». La verità era la sua migliore arma diplomatica.
Una volta resta profondamente indignato quando un interlocutore gli dichiara che «Dio giudicherà favorevolmente i bugiardi nei loro incarichi più alti, perché non è sempre possibile dire la verità soprattutto quando si vuole evitare la critica». «La vera prudenza, diceva il Cardinale, consiste a non compromettere l'avvenire», dicendo sempre la verità, affermando i princìpi.

Ma un uomo concreto  -  «La prudenza, scrive M. de Corte, è la regina di un regno che non si finirà mai di esplorare: quello delle realtà contingenti» ed è in questo mondo di realtà contingenti, e quindi difficile d'apprezzare, che si muove a meraviglia il Segretario di Stato.
Ecco che cosa scrive Arthur Loth il 3 aprile 1912 ne L'Univers:
«Si è notato in tutti i tempi che gli uomini di teologia sono i primi uomini di governo. La Chiesa ha avuto dei grandi ministri e ne ha anche dati agli Stati.
Con il suo atteggiamento, la sua nobile aria, la sua abilità di spirito, l'altezza della sua concezione, l'Eminentissimo Card. Merry del Val mi ha ricordato i grandi ministri della Chiesa francese degli ultimi secoli, il Cardinal de Richelieu, la cui intelligenza, è vero, fu superiore alla politica, i Cardinali de Fleury, de Polignac, che hanno saputo governare in tempi difficili, Talleyrand stesso il quale diceva che i suoi talenti diplomatici erano dovuti alla sua educazione teologica.
L'eminente Cardinale Segretario di Stato mi ha fatto constatare con quale memoria degli uomini e delle cose, con quale sicurezza d'informazione, con che alta visione generale egli segue tutti gli affari che interessano la Chiesa. E che lavoro tutti i giorni, che cura continua, che responsabilità, nello studio di tanti differenti affari, mischiati sia a questioni di persone sia a questioni di fatti e di dottrina, e nel rapporto quotidiano che deve esserne fatto al Santo Padre, che deve tutto sapere e decidere di tutto!».
«Quando siete di fronte a lui, egli vi da tutta la possibilità di esporre i vostri affari. Non ha l'abitudine di differire, ma desidera rapidamente risolvere le questioni».
La prudenza, dice San Tommaso, non resta nel campo speculativo, ma sfocia nel giudizio, nel comando, in breve nell'esecuzione di quello che è stato deciso.

 

LA PRUDENZA DEL CARD. MERRY DEL VAL NEI GRANDI DOSSIER DEL PONTIFICATO DI SAN PIO X

- Prudenza nelle cose umane  -  Aveva - dice Cenci «l'intuizione sicura degli avvenimenti e delle persone».
Come San Pio X, il Cardinale sceglie perfettamente gli uomini, come riconoscono i suoi "nemici".
«Era una abitudine per il personale della Curia, riferisce il canonico Papin, di fare una passeggiata dopo la siesta. Il rev. Tisserant (futuro Cardinale) e Mons. Ratti, futuro Pio XI, (presenti a Roma dal 1914 al 1919) la facevano insieme durante il loro comune soggiorno a Roma. "Noi deploravamo, diceva Tisserant, la ristrettezza mentale (intendevano sicuramente l'antiliberalismo) degli uomini collegati da Merry del Val"», la cui influenza dominava la Curia.
Ciò non gli sarà mai perdonato poiché alla morte di S. Pio X, Mons. Pacelli (futuro Pio XII) «potè rendersi conto che al Card. Merry del Val erano stati dati solo tre giorni per lasciare la Segreteria di Stato. Termine, nota un biografo di Pio XII, che rassomigliava un po' ad un affronto». Forse per questo san Pio X, con una lucidità eccezionale, lo nominerà qualche tempo prima della sua morte, il 14 gennaio 1914, Arciprete della Basilica di San Pietro, senza dubbio per lasciargli ancora una certa influenza.


- Prudenza politica poi
: quando San Pio X fu eletto Papa, dice Cenci, riferendosi alla sua opera e alla sua azione come Vescovo di Mantova, si sparse la voce che il suo pontificato sarebbe stato eminentemente religioso e completamente privo di carattere politico. Ma l'influenza di Gesù Cristo si estende a tutti i gradi della società e il rapporto con il potere civile sarà una croce pesante per San Pio X e il suo Segretario di Stato.
Ecco qualche esempio molto significato dell'altezza di vedute del Cardinale:

  • San Pio X appena sul trono di S. Pietro constata una deriva nella Azione Cattolica Italiana. Ben presto, per decisione del Papa, il Cardinale annunzia con una lettera la soppressione dell'"Opera dei Congressi" il 28 luglio 1904: i suoi membri si erano lasciati attrarre dalle teorie sociali di un certo Murri e reclamavano l'autonomia della loro associazione. Questa lettera traccia chiaramente le norme dell'Azione Cattolica:
    • sottomissione ai Vescovi diocesani
    • evitare ogni somiglianzà con le riunioni politiche
    • non dare la parola alle donne («anche se rispettabili e pie», dice il documento!)
    • tenersi alle direttive del Papa chiaramente espresse negli atti e documenti pubblicati «per evitare punti di vista personali».
  • Aveva l'abitudine di dire a coloro che erano tentati di rinchiudersi in una politica di partito per difendere i diritti della Santa Sede dopo la spogliazione degli Stati Pontifici: «Cattolici deputati, sì; deputati cattolici, no»! Egli apriva così in certi casi la porta che Leone XIII aveva chiuso circa la partecipazione dei cattolici italiani alla vita politica.


- Prudenza nella relazione con gli Stati
. Questa saggezza si caratterizza particolarmente in una pari sollecitudine per preservare i diritti e il prestigio della Santa Sede, e nello stesso tempo per trattare con accortezza i popoli e le persone. Per averne un'idea chiara, citiamo due esempi molto caratteristici.
Gli Stati Uniti: nel 1919, Teodoro Roosevelt, ex presidente degli U.S.A., «allorché si apprestava a venire a Roma fece conoscere la sua intenzione di incontrare il Papa. Il Card. Merry del Val a seguito di un caso simile fece notare a Roosevelt che l'udienza non gli sarebbe stata accordata se non avesse rinunciato a visitare nello stesso giorno la setta dei Metodisti. Roosevelt, non avendo l'intenzione di rinunziare al suo progetto, invia il suo segretario particolare, O'Laughlin, dal Card. Merry del Val.
«Mi disse, riferisce il Cardinale, che era venuto per cercare di accomodare ogni cosa e combinare l'udienza. Io risposi manifestando la mia soddisfazione. Mi dichiarò che Mr. Roosevelt era desideroso di vedere il Papa, ma che non avrebbe accettato restrizioni di nessun genere e che intendeva agire con la massima libertà, andando da chi e dove voleva. A ciò replicai che non si trattava di opinioni religiose, ma di un'elementare questione di convenienza (...). Poi gli spiegai l'odioso contegno dei Metodisti di Roma verso il Papa.
Per tutta risposta O'Laughlin non faceva che ripetere che il signor Roosevelt soleva fare ciò che gli piaceva e che se egli, uscendo dall'Anticamera Pontificia voleva recarsi direttamente alla "Giordano Bruno" lo poteva fare. Io allora, quasi scherzandogli feci osservare che effettivamente il signor Roosevelt "poteva" nel senso rigoroso del termine, allo stesso modo che egli, il signor O' Laughlin, avrebbe "potuto"presentarsi a me in maniche di camicia venendo meno ad ogni convenienza sociale ma che tutto ciò che si "poteva" fare non si faceva... A questa osservazione, il signor O' Laughlin non potè trattenere il riso». Comunque, l'incontro non avrà luogo.
Ciò non impedì al Segretario di Stato di avere le parole più incoraggianti per gli Stati Uniti, specie quando sostituisce in alcune udienze il Santo Padre ammalato.
«È in effetti del vostro paese che il Papa diceva in una memorabile occasione: "II Paese in cui la vera libertà è rispettata". "Più di altri, voi avete il diritto di rivendicare per la Santa Sede, ciò che è necessario per il libero governo della Chiesa».
O ancora. «La Chiesa americana (...) così strettamente unita a Roma, di una unione così stretta che è la forza dei suoi figli, i quali con il loro nobile esempio, mostrano che l'amore della patria e della libertà è perfettamente compatibile con una fedeltà indefessa alla fede cattolica».
La Francia. L'esempio della Francia è ancora più notevole. Le relazioni tra la Santa Sede e la Francia sono molto tese in questo periodo.
A partire dal 1880, il governo non cessa di votare delle leggi alla scopo implacabile di arrivare alla separazione tra Chiesa e Stato (ciò che avverrà nel 1905).
II ministro Combes non trascura niente per provocare la rottura con Roma.
Il presidente Loubet, nonostante l'interdizione del Papa ai capi di Stati cattolici (in seguito alla spogliazione degli Stati pontifici) di rendere visita ai sovrani italiani, è ricevuto da Vittorio Emanuele III il 24 aprile 1904. Il re fa passare con ostentazione, sotto le mura del Vaticano, la vettura scoperta che lui stesso guida e nella quale fa visitare al suo ospite la capitale.
L'incidente sfocerà in una rottura diplomatica con la Santa Sede con il richiamo dell'ambasciatore di Francia (21 maggio 1904) e la restituzione al Nunzio dei suoi passaporti (29 luglio 1904).
Un prelato ha raccontato che egli fu ricevuto in udienza dal Cardinale subito dopo che era uscito l'ambasciatore di Francia, M. Nisard, che era andato a prendere congedo dopo il suo richiamo. Il Cardinale, calmissimo, gli disse: «Vede quel signore? È l'Ambasciatore di Francia, che ora si è congedato e parte oggi stesso da Roma. Io mi sento perfettamente tranquillo. Poco fa ho visto il Santo Padre che mi ha detto: "Eminenza, guardiamo il Crocifisso. Che ci dice? Egli ci dice: Non possumus! Ebbene, ecco la nostra strada, ecco la nostra direttiva"».


- Prudenza che confina con una vera saggezza soprannaturale
. San Tommaso dice che la Prudenza riguarda le cose che conducono alla felicità, ma la Saggezza ha per oggetto la contemplazione della felicità stessa. È proprio questa impressione che si ha quando il Cardinale risponde al pastore anglicano Campbell venuto per proporgli il suo appoggio alla realizzazione di un "Concilio plenario di tutte le confessioni cristiane per cercare di scongiurare (alla vigilia della 1° Guerra mondiale) l'immensa tempesta che si profilava sull'Europa":
«Trovai il mio illustre interlocutore, riferisce Campbell, disposto favorevolmente circa i miei intendimenti e le miei idee, ma nel medesimo tempo più che dubbioso dell'efficacia e del successo pratico di qualsiasi tentativo prima che la grande guerra si fosse scatenata. I Governi - egli disse fra l'altro - oggi non daranno ascolto a proposte o passi consimili, per quanto possano essere appoggiati da un'altra forza morale, fino a che non si sia sperimentato ancora una volta il verdetto della forza materiale. E non senza ragione secondo il loro punto di vista, perché da anni si stanno accumulando armamenti poderosi, e l'esplosione non potrà non avvenire e presto.
A ciò devono condurre, come a risultati naturali, quei falsi ideali di cui le nazioni hanno per tanto tempo vissuto.
Tutto ciò è doloroso all'estremo, e quale grave tribolazione sta per abbattersi sopra di noi. Quando questa sarà passata allora si potrà fare qualcosa nel senso da lei suggerito».
Nella mattinata del 19 agosto 1914, il Cardinale era invitato da Mons. Bressan a salire alla terza loggia per essere ricevuto da Sua Santità. Fu l'ultima conversazione terrena tra queste due anime elette. Nel corso dell'udienza che durò circa una mezz'ora, scrive Cenci, il Cardinale mise il Papa al corrente degli affari più urgenti e si interessò soprattutto della salute del Papa. Il Cardinale uscì molto preoccupato dall'udienza che ebbe luogo nell'ufficio del Papa. Due ore dopo sopravvenne la crisi che avrebbe privato la Chiesa di un Papa provvidenziale e santo mentre separava in questo mondo e in questa vita due altissimi personaggi che, per disposizione divina, si erano incontrati e avevano vissuto fianco a fianco e si erano compresi.
Il giorno della beatificazione di san Pio X, il papa Pio XII testimoniò della prudenza di Chiesa, della santità per la Chiesa di questo tandem sorprendente:
«Dopo che l'esame più minuzioso ha scrutato a fondo tutti gli atti e tutte le vicissitudini del Pontificato (di Pio X), dopo che si conosce il seguito di questi avvenimenti, non è più possibile alcuna esitazione e si deve riconoscere che, anche nei periodi più difficili, più duri, più pieni di responsabilità, Pio X - assistito dal suo fedelissimo Segretario di Stato, la grande figura del Cardinal Merry del Val - da la prova di questa prudenza illuminata che non manca mai ai Santi, anche allorché, nelle sue applicazioni, si trova in contrasto doloroso, ma inevitabile, con i postulanti ingannatori della prudenza umana e puramente terrestre».

 

segue parte 3

 


Fonte: don Jacques-Yves Pertin

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